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19 aprile 2024. Un bambino con un costume rosso incede in prossimità del bagnasciuga. Il sole, ben dopo l'alba, balugina tra nuvole di una giornata tiepida, non è ancora alto. A mezza via tra la casa che ha lasciato ed il luogo che lo ritroverà è armato di paletta e secchiello e decide per un momento di usare questi arnesi che qualcuno gli ha fornito per trastullo. L'acqua accompagna i suoi movimenti, un attimo gentile, quasi accarezzando le caviglie, un altro momento più veemente, producendo schizzi che depongono sabbia sempre più in alto sul corpo. Il bambino non trova fastidioso il movimento del mare, ma in modo inconsapevole comincia a spostarsi verso la terra ferma dove deposita varie torri di un castello che si allarga sempre più, stagliandosi alto e sfrontato contro le onde più impetuose, sia pur occasionali, che lo lambiscono. La paletta viene ghermita da un'onda di risacca e sparisce in mezzo alla schiuma dei flutti che fanno un gorgo in prossimità di uno scoglio di pietra, riapparendo in superficie a pochi metri dalla riva.
Il bambino non si scompone, è visibilmente più grande, divenuto ragazzo recupera la paletta e la lascia cadere dentro il secchiello, all'interno del quale sono anche gusci di conchiglie di varie fogge, qualche egagropila ed anche un osso di seppia.
Il castello è più ordinato e rigorosamente osservante dei principi di salvaguardia di un ipotetico piccolo esercito che lo difende all'interno; al fossato pieno di acqua di mare si contrappone un pozzo centrale di acqua potabile; varie torri dotate di orditi di merli e feritoie pronunciate sopra un grande bastione panciuto che, impettito sul fronte marino, conserva le case del popolo ed il fabbricato del governante dalle azioni corrosive della brezza incessante.
Attorno al castello lungo più corridoi di passi si profilano linee di camminamenti che indicano passaggi perimetrali di altri uomini e donne. Se ne intravedono anche diretti al centro della costruzione. Si sofferma su una intera parete demolita, l'uomo di mezza età, riconoscibile dal pantaloncino rosso, sulla parete irrobustita da una tecnica di costruzione nuova, con mattoni di sabbia induriti al sole ormai già alto.
Il castello non è più visibile da fuori. Il mare si increspa e si rabbonisce, la grande parete resiste e si piega: dove erano passaggi dell'uomo ora sono fossati più ampi e sabbia che comincia a sgretolarsi.
Il portone principale chiuso con una saracinesca di alghe intrecciate e legni restituiti dal mare non può nulla al passaggio di un'orda di gabbiani, che decidono di entrare dentro l'architettura di sabbie artificiali dal cielo, picchiando giù e portando via le conchiglie depositate ad ornamento delle pareti interne della roccaforte.
Il crepuscolo è ben lontano, la marea si abbassa, l'acqua si distacca dalla cittadella, i gabbiani ingaggiano una lotta con un polpo rimasto tra le rocce del fondale. Scappano via riconsegnando il cefalopode al proprio habitat solo quando un pantalone rosso viene lanciato in acqua, tra mille schizzi, da un brizzolato e maturo uomo claudicante che, con accenni di saltelli, si getta in una pozza d'acqua.
Ne fuoriesce divertito, con un riccio regina tra le mani che gli nasconde le pubenda. Ne osserva i vividi colori, ruotandolo tra le dita delle mani che lo cingono, le braccia distese. Si guarda intorno. Pensa di avere ancora un filo diretto con lo sguardo di un gabbiano che gli è prossimo, ormai allontanato dal vento. Riporta la testa verso il basso, il sorriso diviene accenno di ciglia aggrottate. Le mani si raccolgono sotto il riccio che viene nuovamente riposto a dimora da un serio vecchio, non triste.
Nel castello gioca una bambina. La marea risale.

 

9 aprile 2024. L'artigiano era amico di Vito Cane, ma anche di Peppino Puddastredda e Francu Sazzaoddu. L'intrigante utilizzo di "inciudie", in altre parti della Sicilia dette "pecco" o "ingiurie", quelle che in buona parte del resto d'Italia sono intese come "soprannomi", mi fa ben sperare nell'arrivo del manufatto di Ciccio "u tedescu"; il quale ha avuto per le mani una importante limousine dei primi del novecento e, nella peggiore delle ipotesi, ne ha saputo fare una copia molto fedele oppure, nella migliore delle ipotesi, ne ha rovinata una riverniciandola con colori non corretti. Resto in trepidante attesa dell'arrivo del pacco per togliermi ogni dubbio.

 

31 marzo 2024. Buona Pasqua!

Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

 

30 marzo 2024. Domani è giorno di uova pasquali. Do anticipazione di ciò che ho trovato nel mio ovetto personale... un giocattolo pubblicitario italiano che risale al 1953 e che promuove il sistema VISTAVISION inventato da Paramount in concomitanza con il CINEMASCOPE su cui ebbe presto la meglio.
Di questo giocattolo conosco anche la versione più solita di colore rosso, con le medesime scritte, ed anche la versione con le scritte non litografate, ma applicate con cartoncino leggero. Ma il verde è senz'altro più particolare e non comune.
I due sistemi CINEMASCOPE e VISTAVISION avevano lo scopo (non uso il termine obiettivo per non creare confusione) di dare maggiore panoramicità alle immagini della pellicola estendendo in larghezza la superficie di proiezione su grande schermo. Il Cinemascope necessitava in acquisizione dell'uso di obiettivi anamorfici. Il Vistavision rivoluzionò il sistema basando l'acquisizione dell'immagine sullo stratagemma di cornicette superiori ed inferiori che, restringendo il campo visivo dell'operatore, consentiva di valutare cosa avrebbe visto lo spettatore. Tutto ciò senza perdere definizione d'immagine. Ogni regista applicò i propri criteri. Si passò così in breve dai rapporti tra lunghezza ed altezza di 1,37:1, ad 1,66:1 ed ancora 1,85:1, sino al rapporto 2:1 che consentiva di avere un rettangolo composto da due quadrati congruenti.
Se pertanto ci si allontanava dalla condizione di rettangolo aureo, l'apertura panoramica comportava una vastità di campo che anche Christopher Nolan non ha disdegnato di usare, ormai totalmente obsoleta, per le scene chiave di un gran film qual è "Inception" che risale al 2010.
Il sistema era però già prossimo al pensionamento alla fine degli anni '70. Fu sicuramente sfruttato nell'impianto del primo "Star Wars" della Lucas Film, perchè permetteva la realizzazione di effetti speciali caratterizzate da immagini a più livelli. Le sovrapposizioni comportavano perdita di definizione. Il sistema VISTAVISION compensava queste perdite. La nascita di cineprese di nuova generazione ha soppiantato anche questa tipologia di acquisizione e proiezione.
Una curiosità riguarda ancora il primo film girato con questo sistema. Si tratta di Bianco Natale del 1954 con Bing Crosby e Danny Kaye. Non tanto per la festività celebrata che mi avrebbe imposto di riparlarne solo a fine anno, in occasione dei 70 anni. Ma perchè il principio di fine e di inizio che sottende Natale e Pasqua, nella strana rievocazione delle due festività intorno al ritrovamento di questo VISTAVISION, è anche nel film citato. I due protagonisti decidono di andare in vacanza per sciare sulla neve, nell'albergo Columbia, ma la neve non arriva. Al punto da chiederci se le questioni metereologiche attanaglino solo i presenti o siano questione di sempre?!
Principio e fine devono tener conto anche degli eventi non visibili. In questo la visione binoculare umana non aiuta e qualsiasi sistema anamorfico o digitale che sia può esser emozionale, ameno, ma nel contempo distraente.

Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

 

26 marzo 2024. "Ogni creatura umana ha la sua legge; se non la sappiamo distinguere chiniamo il capo invece di alzarlo nella superbia; è stolto crederci superiori perché una persona si muove percossa da leggi a noi ignote." (cit. Mario Tobino 1953 - Le libere donne di Magliano)

 

14 marzo 2024. 100 anni e qualche mese per questo reperto meraviglioso. Si tratta del numero unico del primo gran premio d'Europa che si corse al circuito di Milano.

Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta
Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta
Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta
Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

 

2 marzo 2024. Ci vestiamo di scudi e di seconde pelli. Come disegni di matite su carte filigranate, su carte patinate, lucide o trasparenti, quando non spesse o in pelli pregiate... come cipolle da sfogliare invano nascondiamo la nostra essenza nuda.

 

29 febbraio 2024. Un giorno che scompare, o che appare, a secondo dei punti di vista, ogni 4 anni.
Così questo garage della Ingap di recentissima acquisizione. Nel catalogo del 1929 poteva essere acquistato in scatola da due dozzine al numero di riferimento 609. Nel catalogo del 1933, con il diverso numero 306 e l'assunzione del nome Mignon, resta disponibile la sola auto (dalla forma già all'epoca obsoleta) in scatole da 6 dozzine. Il garage scompare, senza più riapparire ogni 4 anni.

Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

 

27 febbraio 2024.
Da qualche settimana tento di dipanare il bandolo di una matassa di informazioni di cui ero all'oscuro sino a poco tempo fa e che mi sono stati consegnati da due componenti del nuovo sodalizio "Auto, Autori e Ricercatori": Vittorio Menza e Francesco Maurizi.
Le caratteristiche da ricomporre terranno conto dei "terroir" battuti dalla piccola Fiat 500C Topolino Zagato. Ciò ha determinato cambi di provincia e di targa che adesso posso conoscere con più consapevolezza.
Prima di giungere al mare di Scoglitti, lo stesso dove qualche anno prima con difficoltà, dettate da alte onde che superavano i 4 metri, erano sbarcati gli alleati dell'operazione Husky, la mia Topolino Zagato, era partita da Roma, inerpicandosi lungo il colle del Pincio dove aveva fatto bella mostra di se al concorso d'eleganza, vincendo la classe X. Venne quasi subito preparata da Facetti e scorazzò per alcune gare con il pilota Raffaello Matteucci, lo stesso che a Vallelunga si dileggiava con un modello basso 750cc in rocamboleschi inseguimenti "SPEEDWAY" nella pista su sabbia. Acquistata a Frosinone da una donna cambia targa e provincia per ritornare alla città eterna dopo pochi anni. Nel frattempo quasi centomila macchine erano state immatricolate e la targa, quasi raddoppiata, assume all'interno i numeri del diavolo. Il nuovo proprietario decide di far ritorno al paese originario e ciò comporta un nuovo cambio di targa. Nella provincia di Ragusa non circolavano molte auto. L'auto assume così una targa di appena 4 cifre. Presumo che la seconda giovinezza in terra siciliana sia durata parecchi anni, fintantochè l'auto non finisce abbandonata in un cortile a cielo aperto dove viene avvistata (vedi foto) e ritrovata in tempi lontani da me ed a mio padre, a seguito della segnalazione dello stesso amico Vittorio. Nel 1991 dimorava già in un garage nell'attesa che l'era di internet permettesse d'intraprendere il restauro doveroso e conservativo, ove possibile, a discapito dei passaggi e delle modifiche subite nel tempo, comparando altre auto che nel contempo era possibile vedere sul web. Il resto alla prossima puntata. Attendono la Panoramica ancora lavori di tappezzeria e piccole altre rifiniture. Poi una nuova primavera.

Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

 

20 febbraio 2024.

Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

 

8 febbraio 2024. Di fronte al dio denaro sono tutti uguali! Anche oggi ho prova dell'ennesimo spaccone che cede alle lusinghe che sono l'anticamera di una vendita all'asta, sentendo l'esigenza di dover comunicare ai suoi "followers" che può fare quello che vuole. L'Io schiacciato, il superIo in cerca di conferme di una platea di frustrati, L'Es immobile perchè se si movesse andrebbe a sbattere contro lo "smalto", frantumandolo ed annullando i benefici di una supervalutazione.

 

7 febbraio 2024. La Ingap non giunta SUBITO, sparita definitivamente a Natale, è arrivata con un po' di ritardo. Il giusto tempo occorso per cambiare spirito e avallare la conseguenza logica degli eventi.

Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

 

2 febbraio 2024. Parigi val più che una messa!
Inestimabile possibilità di conoscenza, la manifestazione del Retromobile, ancora una volta rimane un must che consiglio a chiunque voglia fare un tuffo nel mondo delle auto d'epoca, con un occhio anche al moderno ed all'ormai sdoganato restomod.
Se la tendenza ecologica addita anche ai mostri esposti la colpa del riscaldamento globale e la sentenza è ormai scritta per tutti, le storie di record (vedi il manifesto con la MG181 di questa edizione), l'eleganza incommensurabile delle linee del primo dopoguerra, i processi di creazione di nuove ipotesi di movimento, rimodulano, senza cambiarlo, il paradigma di lettura di un mondo che va comunque avanti.

Dalla mostra del RETROMOBILE edizione 2024, foto di Giovanfranco Di GiuntaRETROMOBILE2024RETROMOBILE2024

Dalla mostra del RETROMOBILE edizione 2024, foto di Giovanfranco Di GiuntaRETROMOBILE2024RETROMOBILE2024

Dalla mostra del RETROMOBILE edizione 2024, foto di Giovanfranco Di GiuntaRETROMOBILE2024RETROMOBILE2024

Dalla mostra del RETROMOBILE edizione 2024, foto di Giovanfranco Di GiuntaRETROMOBILE2024RETROMOBILE2024

 


Tra le segnalazioni d'obbligo in senso celebrativo: MG RETRO TOUR celebrante i 100 anni del marchio con un'importante rappresentanza di modelli non comuni; i due mostri sacri del Mauto Itala 35/45 HP modello Pechino Parigi e Fiat 130 HP F2; le esposizioni di LUKAS HUNI AG e Girardo & Co Ltd su tutte le altre. Segnalo poi l'intervista a Magnus Walker che, con la sua impudenza nel modificare Porsche con skin brutali psycho-punk, non riesce a convincermi a preferire le sue creazioni alle Singer version di Dickinson, ma senz'altro a preferire il personaggio; "Les 39 dernieres morceaux" della Ferrari 308 GT4 di Fernando Costa, abile artista autodidatta che ha realizzato una serie di pannelli con pezzi tagliati, smontati e ricomposti da un'auto che, intera, non riscontra lo stesso grande favore del pubblico, ma che viene demolita in un video a riprova dell'originalità dell'evento e delle vendite, tanto che quasi tutti i pannelli presentavano il bollino arancione di conferma d'acquisto; l'elettrica Lancia Pu-Ra HPE del 2023, vincitrice morale, perché solo prototipo rispetto al modello VISION 75 della SKODA ed all'ultima realizzazione PORSCHE; infine, restando all'elettrica, l'AUDI Q-etron che ha visto trionfare Sainz all'ultima edizione della Parigi Dakar sembrava un enorme modello in scala 1:1 delle elettriche GIG-TIGER per bambini di un tempo.
Di giocattoli e modelli molto poco rispetto ad altri anni. Ma qualcosa scorgerete di valido tra le foto qui sotto accluse.

Dalla mostra del RETROMOBILE edizione 2024, foto di Giovanfranco Di Giunta

Dalla mostra del RETROMOBILE edizione 2024, foto di Giovanfranco Di GiuntaRETROMOBILE2024RETROMOBILE2024

Dalla mostra del RETROMOBILE edizione 2024, foto di Giovanfranco Di GiuntaRETROMOBILE2024RETROMOBILE2024

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31 gennaio 2024. Il criterio di Tommaso o del gemello.
Si può credere e ci si può anche astenere dal farlo. Il dogma, in fin dei conti, è pur sempre una creazione dell’uomo.
Dalla prima esperienza l’uomo trae la propria verità. Dall’altrui esperienza l’uomo riconsidera. Dall’incontro della conoscenza l’uomo rimane delle proprie opinioni o se ne fa di nuove.
Senza alcuna pretesa che l’opinione propria sia la migliore esprimibile e possibile, senza ombra di dubbio, un’opinione senza esperienza è una vile comoda presunzione, che diviene ancor più scomoda quando rallenta chi si applica con costanza per trovare nuove verità fondanti.
Lasciamo ai beati, che non videro e tuttavia credettero, l’opportunità di idealizzare. Ad essi soli è concesso eliminare ogni aspetto negativo. Tutti gli altri, me incluso (che possano perire all’inferno!) dovranno soppesare ogni aspetto della propria esperienza senza aver mai alcuna certezza, ma toccheranno con mano!

 

26 gennaio 2024. Il piede veloce, longilinea la polpetta, terminale la libertà per condizionata visione, proposta e promessa inevase sul nascere, rivincita su nessuno.

 

1 gennaio 2024.


Foto dalla collezione di Giovanfranco Di Giunta

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